1 Febbraio 2023
Improvvisazioni e i treni
Prendo il treno spesso.
Mi piace molto andare in treno in Toscana. Mi piace in generale andare in treno. Penso tante cose. Il tempo perso, amori persi, gatti morti, genitori malati e morti, penso anche alla vita quotidiana, alla vita degli altri a parte degli umani, quando vedo gli alberi o i paesaggi.
La mattina molto presto. Sono entrati tutti gli studenti con i tutor, con gli insegnanti, un rumore incredibile. La gioia di vivere. Io vorrei ascoltare la musica. Ma non è possibile. Scendono. Il silenzio ancora. Posso adesso ascoltare qualcosa. O leggere il libro che ho portato con me.
C’è uno che non ha il biglietto ma la conduttrice non dice niente, dice se non c’è l’ha deve scendere, non puo fare senza biglietto. Lei è carina. Molto carina, molto gentile. Non l’ha trattato male, mi fa pensare un’altra volta cosa è essere umano buono, buono come pane, buono come un bicchiere di acqua, trasparente. E come deve essere.
Invece gli adolescenti che sono qua, ascoltano la musica alta, loro sono un po’ persi un po’ depressi un po’ iperattivi. Non sanno come gestire tutto questo energia di vivere, sentire, amare, essere amato, odiare, essere odiato… loro sono proprio in mezzo tra essere un adulto e un bambino, come i 50 enni, tra essere un pochino vecchio ma non sei giovane più. Non è mai stato facile essere giovane come passare da un ponte, tutte le due parti ci sono acqua. Paura di affogarsi, paura di cadere, e voglia di buttarsi giu.
Ma cervello non si ferma … loro sono piene delle risate e si prendono in giro, c’è sempre uno che è stato preso in giro più dagli altri, e si esperimentano.
Quanto che non esperimento io?
Sto pensando adesso al passato, quando prendevo il treno poi Bologna poi Istanbul? Ho viaggiato tanto per dimenticare, perché quando viaggi non è che devi lavorare, se vuoi si ma come lo fai? Quando viaggio vorrei leggere, vorrei contemplare, vorrei che il telefono non prende. Da un posto a un nuovo posto, mi piace cambiare l’aria, mi piace cambiare i vestiti e i capelli. E poi vorrei tornare a casa mia, al gatto mio.
Cosi passa il tempo. Penso adesso alla mia mamma. Sarebbe stato felice che io vivo qui ma non nel mio paese? Lei è molto lontana adesso. È in un altro mondo. Andate via ma ritornate poi diceva, non voleva che stavamo fuori, adesso lei è la a Kayseri, in una tomba fredda, ma la sua anima mi segue, sono sicura. Mi manca la sua presenza quando faccio i viaggi al treno. Secondo me a lei sarebbe piaciuto tanto. Lei era molto romantica. Come sarebbe piaciuto venire qui a vedermi e fare un giro qui nelle montagne, mare e le case vecchie? Poi a lei piace il suo giardino, perché tutto è naturale la, tutto senza artificialità, si mangia, mangia e mangia, le mele, albicocche, zucchini, fragole piccoline che mio padre faceva crescere, per me. Come sono stata viziata. Non sono viziata più. Ho dovuto perdere tutti i vizi quasi… quasi. Mi vizio viaggiando, perché mi piace, mi fa piacere vedere le nuove gente, vedere i nuovi posti, mi piace essere una diversa persona. Poi tornare sempre a casa, alla mamma, al pensiero della mamma, che mi ha dato 23 cromosomi per sempre.
A lei piaceva grissini, sempre dico che mi ha preparato per i film francesi con i finali terribili, un cane ucciso, una ragazza che suicida, una che separa dal suo amore... Ah quella Europa che sogniamo, quella Europe che non ci vuole, quelli dittatori che rovinano il nostro paese. Chi siamo tra essere i soggetti e migranti? Poi chissà? Se un Albero puo crescere in un altro posto dove non c’è la terra sua, acqua sua, aria sua. Quanto si puo crescere? Ancora ho i dubbi. Ancora so che la faccia della mamma e la faccia della città in cui siamo cresciuti sono indimenticabili come Nazim diceva.
Invece io sono in treno, sono nei pensieri profondi. Il mio gatto è a casa nel caldo, lui non è uscito da casa mai, perché se uscisse una volta non tornerà più. E abbiamo paura per questa l’abbiamo imprigionato.
Non ha preso nemmeno un treno nella vita sua. Il mio gatto sa solo dormire, mangiare, giocare ogni tanto e poi essere accarezzata.
Io vado a casa adesso con il treno, per vedere il mio gatto che fa caprioli. Che dorme sulle gambe. Mi guarda come se volesse un po’ di attenzione.
Il treno in cui ci sono i stranieri, vengono e vanno via.
Adesso c’è una donna molto giovane con il bimbo.
Il bimbo ha 8 mesi forse più grande, sembra più grande. Lui vuole essere in abbraccio ma mamma non c’è la fa più. Chiedo la sua età, mi dice che 19 anni. Molto giovane, dico io. Dice di sì. Quindi era incinta quando aveva 18 anni. Io ho avuto solo un figlio molto tardi. Il bimbo è biondo con una grande testa, con gli occhi blu. Proprio bello, si ferma mi guarda, poi prende la sua mamma per un momento, poi rimette al suo posto. Lui è stanco, è addormentato. Come buono, voleva solo essere sicura che era amata. Come tutti noi. Quando vedo un bimbo che vuole sua mamma penso alla nostra solitudine, penso al fatto che abbiamo bisogno di attenzione. Siamo un po’ bisognosi nel questo senso. Ma nessuno vuole ammettere che sia cosi fino a che loro perdono le persone che amano. Perdono forse perché sono morti, o forse perché si sono separati.
Un giorno ho preso il treno per andare ad una conferenza. Ma conferenza era in Spagna… ho letto tutto sbagliato. Sono scesa in una fermata per ritornare a casa. Ho visto uno che mi corteggiava, baciava un’altra ragazza. Ho detto ma “sono venuta per vedere questa?” Montecatini Terme, era, non mi ricordo adesso? Vabbe non mi piaceva nemmeno, amen.
Passato gli anni, il treno è sempre un mistero. Il treno è sempre una cosa che prendi e lasci, sogni e va via. Una cosa persa, cacciata come le memorie che abbiamo avuto quando eravamo giovani. O eravamo bambini. Sembra che i treni sono come il vento, passano e poi ti lasciano a pensare, come è passato il tempo, quanti amici non chiamati, quante persone morte, quante dimenticate! Il treno è passato sopra il passato, per costruire una futura migliore sopra… velocemente e efficientemente. Ma anche un modo di viaggiare responsabilmente, ecologicamente.
Come passerà ancora il tempo. Poi una distrazione, una giovane, un bimbo, un gatto, un migrante, un vecchio, una bella donna, una lamentosa, un insegnante, una che ha problemi del lavoro, un domestico che lavora a 70 anni… prendiamo il treno andiamo da qualche parte a qualche parte. Poi attraversiamo le nostre vita come se fossimo Anna Karenina, senza buttarsi giù mai sempre per tirarsi su. Anche se le cose vanno male, anche se il cuore è pesante, c’è sempre leggerezza nel guardare ad un albero.
Fino a che reggiamo, fino a che sentiamo, la gioia di vivere come i bimbi si scuola elementare. Esperimentare, da qui a la, per sempre, improvvisare come diceva una. Passando la vita improvvisare, senza progettarsi troppo.
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